Sappiamo tutti come ci si sente.
Inizia un progetto nuovo.
La possibilità di riscattarsi dalle schifezze del passato profuma di carta stampata. Vuoi dare il meglio e questa è la volta buona. I compromessi saranno pochi e ben calibrati.
Il mondo reale è inesorabile e pretende che tu consegni in quella fatidica data. Al cliente non interessa se hai usato MVC, ASP, SQL, Ruby, Perl o un rito voodoo. Basta che vada e che costi poco e sia facile da usare. Basta che la sua azienda possa fatturare e che nella sua carta di credito ci sia sempre disponibilità per fare il pieno alla sua Porsche Cayenne nera con cerchi di dimensioni improbabili e finestrini oscurati.
Ti senti un po’ sotto pressione e nella testa i neuroni che tifano per “fare giusto” e quelli che tifano per “fare in fretta” cominciano a scontrarsi. Allora qualche pezzo di codice ti scappa ma ti prometti che una volta consegnata una prima versione base tornerai indietro e sistemerai quel taccone e farai le cose fatte bene.
Quella promessa che ti sei appena fatto si fa chiamare debito tecnico intenzionale. Come i debiti finanziari, anche quelli tecnici hanno gli interessi. Adesso l’hai scampata andando veloce; loro però cammineranno inesorabili e, quando non avrai più il fiato per andare veloce, ti raggiungeranno e ti presenteranno il conto.
E, a quel punto…